Editoriale: un bonus per una società di persone

Anche quest’anno abbiamo passato il Natale e i festeggiamenti di questo periodo particolare dell’anno dove si chiudono percorsi e si fanno verifiche di ciò che è stato e si ipotizzano novità, proposte, prospettive per qualcosa che inizia e si evolve.

E come ogni anno, su proposta del governo, il parlamento ha approvato la legge di bilancio per il 2022. Una legge di bilancio sicuramente molto ricca, interessante, in certi punti anche innovativa (pensiamo per esempio all’inizio di una riforma per l’IRPEF, agli stanziamenti per la parità di genere, …), ma certamente poco audace.

Leggo sui giornali e sento dalla stampa “ufficiale” che tutti i colleghi della Associazioni dei Consumatori in questo periodo si precipitano a denunciare il rincaro energetico, l’aumento della spesa per le famiglie; qualcuno si spinge anche a occuparsi del Festival di Sanremo, sfiorando, a mio parere, il ridicolo.

Vorrei invece in queste poche righe portare l’attenzione sul perché ritengo che la legge di Bilancio del governo Draghi, sia in realtà veramente poco o per niente audace. Purtroppo è una legge che si occupa in modo prioritario dei beni di consumo, dell’economia (super bonus, bonus idrico, bonus tv, bonus affitto…) fondamentalmente legata ai beni. Facendo così passare il messaggio che le persone stanno bene se circolano i soldi, se possono usufruire dei beni.

In una società moderna, e soprattutto civilizzata, come quella in cui diciamo di vivere, avrei auspicato che gli interventi anche quelli economici fossero rivolti in ordine di importanza alle persone e alla loro capacità di entrare e vivere in relazione. Invece, con mio rammarico, le persone e la loro salute, il loro benessere viene messo in secondo piano. Come a dire, azzardo un’interpretazione, che il benessere parte dal poter consumare dei beni.

Sono, invece, convinto che il vero benessere delle persone oggi più che mai debba passare prioritariamente dalla possibilità di poter usufruire in modo ugualitario dei servizi e soprattutto di quei servizi legati al benessere sia esso fisico che psichico.

Il Consiglio Nazionale degli Psicologi in un documento (che potete leggere a questo link) reso pubblico e datato 24/04/2020 aveva pubblicato una riflessione, scientifica, sulla stato della salute mentale della popolazione italiana facendo un’analisi approfondita, anche attraverso uno studio commissionato all’Istituto Piepoli Ciò che emerge è un forte aumento del disagio psicologico (il 31% degli italiani dichiara un netto peggioramento delle condizioni psicologiche e una preoccupazione per questo), che trova i suoi presupposti non solo nelle condizioni/restrizioni della pandemia (51%) ma anche – e sempre di più – nelle preoccupazioni legate alle prospettive sociali ed economiche (58%).

Ai primi di dicembre di quest’anno sempre il CNOP aveva avanzato una proposta di “bonus” per poter accedere allo psicologo (qui il link), condiviso da maggioranza e opposizione e presentato come emendamento alla legge di bilancio.

Visto il risultato direi le priorità di questo governo non sono state rivolte al benessere psicologico e sociale dei cittadini, ma ai beni che questi possono e devono, così incentivati, utilizzare. Una visione veramente miope di chi non riesce a vedere che il momento che stiamo vivendo è un tempo complesso e che per essere affrontato esige una «reciproca interazione tra fattori di contesto sociale (crisi sanitaria, crisi socioeconomica) e fattori psicologici individuali e collettivi (livelli di stress, strategie adattive, comportamenti, ecc.). (…) la compromissione del benessere psicologico e l’innalzamento dei livelli di distress innesca ricadute sia sul piano della salute fisica (es. maggiore vulnerabilità al virus) che sul piano della performance esistenziale complessiva (es. atteggiamenti, comportamenti, relazioni disfunzionali o a rischio, compromissione della partecipazione sociale, disturbi psichici, ecc.)».

Il “Bonus Psicologo” non sarebbe e non è certamente la soluzione al problema che è ben più ampio ed esige una riforma complessiva dell’offerta pubblica e privata di accesso allo psicologo, ma sicuramente sarebbe stata e ancora potrebbe essere una misura emergenziale che dice la presa di consapevolezza del disagio psichico e il tentativo iniziale di dare delle risposte di accessibilità universale.

Forse siamo ancora in tempo per provare a dare a i cittadini ciò di cui hanno veramente e prioritariamente necessità. Forse siamo ancora in tempo per provare a dare un segno di civiltà e costruire così una società che non basi le sue scelte sul PIL, ma sul benessere fisico e psicologico delle persone che la compongono.

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